colloquio motivazionale 2

Sostenere un colloquio, andar via con una “certa sensazione” (positiva) e poi… invece l’esito è completamente diverso da come te lo eri aspettato?!

A volte – tristemente, ma semplicemente! – capita.
A te sembra di aver risposto in modo adeguato ed esauriente a tutte le domande che ti sono state poste, e di aver ben interagito con il Recruiter. Ti eri anche preparato bene sul profilo e sull’Azienda. Certo quella domanda strana, un po’ da settimana enigmistica…, non ne hai capito il senso (e che c’entrava, poi, col lavoro?!) e lì per lì non sapevi che dire. Ad ogni modo, nonostante tu ti sentissi soddisfatto del tuo colloquio, alla fine… non sei stato scelto.

Cosa può essere andato storto?

Fai bene a chiedertelo, perché può essere che proprio quella domanda “strana” – che ti ha lasciato un po’ spiazzato, a cui hai risposto un po’ superficialmente dato che non ti sembrava poi tanto attinente – abbia in qualche modo determinato il rifiuto.


§ Nessun uomo può riuscire a trovare il modo migliore per fare una cosa senza iniziare ad avere davvero voglia di farla” 

Vecchio proverbio giapponese


Strategie…

Sappiamo già che il successo/insuccesso di un colloquio in parte dipende da fattori di circostanza (come la tua concorrenza; la preparazione del tuo interlocutore e il grado di profondità delle sue domande; il suo ruolo nelle logiche decisionali), su cui non hai un diretto controllo.
Ma sai bene che molto dipende proprio da te. Da come hai lavorato sul Cv dipende l’aspettativapositiva* – con cui il Recruiter ti accoglierà. E dalla tua preparazione sul profilo dipenderà la tua valutazione tecnica.

colloquio motivazionale
*Quanto più il tuo Cv è interessante e calzante sulla ricerca in corso, tanto maggiore sarà l’aspettativa positiva che il Recruiter porrà su di te. Ricordi? Non vede l’ora di trovare chi gli risolva un problema!

Ma è l’impronta motivazionale che lasci al Selezionatore (dalla buona prima impressione e fino al congedo) che ti permetterà di confezionare la scelta.  

Sei davvero riuscito a dimostrare che sei pronto, interessato e convinto per quel ruolo? Hai trasmesso in modo inequivocabile che sei la personalità adatta a quel compito?
E che le tue abilità sono decisamente utili all’Azienda?
E poi, di fronte a domande che ti chiedono di esplicitare le tue aspirazioni e i tuoi interessi, o ancora davanti a richieste “strane” come hai reagito?

Prima di rispondere, osserva.

Quando affronti un colloquio motivazionale, il Recruiter ha un obiettivo molto chiaro: vuole capire che persona sei (e “che tipo di collaboratore saresti”), mettendo a nudo proprio la tua dimensione emotiva e volitiva, caratteriale e più personale.
E ci sono tanti modi per farlo. Infatti le mutevoli condizioni nello stile d’intervista, nella preparazione e nella profilazione tra un Selezionatore e l’altro, e tra un Candidato e l’altro, decisamente non consentono di dire che il colloquio motivazionale “andrà certamente così…”, e che “ti chiederanno sicuramente questo, o quello…”.
Voler tracciare delle regole universali all’intervista motivazionale è davvero improbabile; ma definire uno schema di massima che ci aiuterà nella preparazione, quello sì, è possibile farlo.

Iniziamo

  1. Considera che alcune domande di natura motivazionale sono piuttosto frequenti e dirette.
    Spesso e senza mezzi termini, il Recruiter chiede al Candidato qual è il suo interesse per quel Lavoro/Azienda. E variazioni sul tema: “perché tu?…” “quale contributo pensi di portare?…” “cosa ti ha colpito del progetto di selezione?…”. Che poi cosa rappresentano, se non una tua personale rielaborazione del “perché sei lì?…”??. Su questo tipo di domande è fondamentale NON farsi cogliere impreparati, o scontati. Portati sempre in tasca una risposta decisa, ragionata e personalizzata, e tirala fuori all’occorrenza. Del resto, mettiti nei panni dell’Azienda: è logico che voglia essere rassicurata dalla tua Partecipazione.
  2. Al contrario, sappi che rientrano nell’approfondimento motivazionale anche alcune domande che ti possono sembrare bizzarre. Esistono infatti quesiti strani, al limite dell’imbarazzo e apparentemente non collegati alla selezione o al profilo, ma che suonano come una battuta, un gioco o uno scherzo. Tra le domande leggendarie “quante palline da tennis possono essere contenute in questa stanza?” sembra vada per la maggiore!
    Sono le domande più difficili da prevedere, non sono così frequenti (per fortuna!) e la logica con cui sono usate dai Recruiter è correlata NON TANTO al contenuto della risposta che darai, QUANTO alla tua reazione e al ragionamento che opererai nel tentare di dare la tua soluzione. È per “metterti alla prova”.
  3. Ad ogni domanda motivazionale, preparati a dare le risposte più d’effetto e MENO BANALI possibili.
    Considerando le informazioni che hai sul Profilo e sull’Azienda (perché ti sei preparato, vero???), e RICORDANDO CHI SEI (cosa ti caratterizza come persona e come professionista? Cosa vorresti mettere in luce di te? Perché quel lavoro ti interessa? Per il tuo futuro cosa vuoi davvero?), elabora un piano di risposta a quelle domande che possono essere dirette al tuo interesse.
    E nel caso di domande stravaganti, preparati all’impatto.
    • Regola n. 1, mai fare scena muta!
    • Regola n. 2, risposta intelligente o brillante anche a domanda (apparentemente) stupida!
  4. Impronta il giusto Atteggiamento per affrontare questo tipo di intervista.

Iniziamo a prepararci proprio dall’atteggiamento.

Sai già che i tuoi comportamenti sono oggetto d’esame, durante un colloquio.
Ebbene, ricorda che lo sono più che mai sotto il punto di vista motivazionale. Infatti, a un orecchio/occhio attento e sensibile (quello del tuo Valutatore, che vuole capire chi e come sei), la disponibilità, l’interesse per il progetto, la curiosità, la propositività, la voglia di iniziare… (o AL CONTRARIO: la loro TOTALE MANCANZA!) appaiono lampanti proprio attraverso i segnali che dai. Il modo in cui ti poni e reagisci, la mimica, la dialettica, i tuoi comportamenti rafforzano le intenzioni che esprimi a parole. Purché tu sia sincero e coerente.
Viceversa, ti tradiscono.

colloquio motivazionale al telefono

E il tuo esame inizia già nel momento in cui ricevi LA Telefonata che ha l’obiettivo di introdurti la Selezione e convocarti al colloquio.

Ricordi quant’è delicato quel momento? Hai pochi minuti a disposizione. E solo se farai trasparire da subito il tuo coinvolgimento, oltre che serietà e affinità con chi sta all’altro capo del telefono, lo catturerai con una buona prima impressione. E solo così lo convincerai che, sì, sei un valido candidato che vale la pena di incontrare.
Perciò durante la conversazione presta attenzione alle richieste e alle istruzioni di chi ti sta parlando, per non perdere informazioni importanti; ed eventualmente riformula. Usa frasi affermative o intercalari o fai domande di chiarimento, per far capire che stai seguendo il filo del discorso. Renditi reperibile e disponibile. Conferma le informazioni di contatto e/o colloquio e chiedi un recap dell’appuntamento per iscritto, via mail: sono segnali inequivocabili di un Candidato MOTIVATO!

Colloquio motivazionale di lavoro

E poi arrivi al colloquio in presenza!

Fin dal momento in cui prendi posto di fronte al tuo Valutatore, ogni cosa che dirai/farai sarà di fatto unità di misura del tuo interesse: partecipazione e livello di attenzione? pertinenza e curiosità delle tue spiegazioni, dei tuoi esempi e delle tue domande?… E se è prevista una verifica attitudinale che tocca la tua persona (con interviste strutturate o comportamentali, o test), non c’è dubbio che si tratti di un’indagine anche motivazionale.

colloquio motivazionale domande

Ma veniamo alle tipologie di domande!

Quali sono i passaggi del colloquio di lavoro che hanno le caratteristiche proprie di un’indagine psico-motivazionale? Ebbene, li riconoscerai quando inizieranno a porti domande esplicitamente o implicitamente legate a: “cosa pensi tu dell’Azienda”, “cosa pensi del ruolo che andresti a ricoprire e per il quale si sta selezionando”, “cosa pensi di te” (e si legga “di te rapportato a quel ruolo”).

  • “cosa pensi dell’Azienda”? ⇒ il solo modo per dimostrare motivazione è avere ben chiaro (in anticipo) cosa fa l’Azienda, e averne abbracciato la causa.
    Il mantra politically correct che guiderà la tua risposta sarà: “è proprio il tipo di Azienda in cui vedo il mio futuro lavorativo…”. È proprio questo che l’Azienda (o chi la rappresenta) vuole sentirsi dire: un’adulazione consapevole (non superficiale o vuota). Ed è per questo che ti preparerai sul tuo “perché”, così da rendere la tua offerta personale, ragionata e distintiva.
    Tieni a mente. Nel Candidato Ideale si cerca sempre una persona di fiducia; che empatizzi con l’Azienda e ne sposi la mission e la filosofia; che dimostri di conoscere e di essere interessato al settore di riferimento.
  • “cosa pensi del ruolo che andresti a ricoprire e per cui si sta selezionando”? ⇒ in questo caso, per essere convincente, il pensiero fisso nel tuo retro-cranio sarà: “ruolo interessante/strategico, perché…”. E “sulla base delle mie competenze, il contributo che posso portare in questo ruolo è…”.
    Ricorda. Quando un’Azienda fa una selezione punta a risolvere un suo problema organizzativo: ha una posizione vacante e una job description da rispettare°. Quindi sei il suo Candidato Ideale se sei esperto o potenzialmente bravo in quel mestiere, se ne conosci le caratteristiche e se sei interessatissimo a farlo. Anche qui cerca il tuo valido e personale “perché” e il tuo proprio contributo.

  °L’identikit del profilo ideale, lato hard e soft skills.

  • “cosa pensi di te (in quel ruolo)”? ⇒ e qui la tua vocina nella testa ti dirà: “sono perfetto per il ruolo, perché… ; grazie a questa… o quest’altra… mia caratteristica… ”.
    Rammenta. Tutte le domande – dirette o indirette – su: tua personalità, tuo carattere, tuoi comportamenti (in domande situazionali o comportamentali), tuoi ragionamenti (“questo fatto/problema come lo interpreti/vedi/vivi/risolvi?”), tuoi interessi o ambizioni per il futuro, tua motivazione (ovviamente!) servono al Selezionatore per conoscerti meglio. E dunque a capire se quei comportamenti/ragionamenti/aspirazioni nel quadro generale coincidono con quelli che ci si attende dal Candidato Ideale. Dunque, SEI TU?§
colloquio motivazionale

§Sei sicuro di ESSERE COERENTE con te stesso, i tuoi talenti e le tue ambizioni?

Comprenderai che oggi conquistare un lavoro è complesso. Non basta più saper fare quel mestiere, ma bisogna saperlo fare meglio degli altri; e saper fare anche molto di più. Bisogna anche essere attraenti. E rassicurare l’Azienda che hai quelle abilità trasversali che ti rendono adatto (al ruolo –  è proprio quello a cui aspiri! – e a quello specifico contesto aziendale). Ecco perché la tua strategia per ottenerlo dev’essere: “convincere, e piacere al Selezionatore”; non c’è altro modo per dirlo.

E il colloquio motivazionale è la tua occasione.

Ma dato che in quel momento anche l’Azienda mette le sue carte in tavola ed esplicita cosa si attende da te, non intestardirti nel “voler piacere” ad ogni costo. Non se ti viene richiesto di fare o essere qualcosa che non è coerente con i tuoi valori, o col tuo carattere.
L’ambito delle domande “su di te” è quello in cui ti invito ad essere più veritiero e a non bluffare.

essere motivati al colloquio motivazionale

Ma vogliamo elencare e affrontare le domande motivazionali? Resta sintonizzato sul prossimo post!


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Il colloquio è "motivazionale"? Prepariamoci!
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Il colloquio è "motivazionale"? Prepariamoci!
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Se siamo la persona giusta per l'Azienda, e davvero interessati, dobbiamo assicurarci di trasmetterlo. Ecco come prepararsi a un colloquio motivazionale!
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